Alla scoperta dell’Eremo di Capraia: un’escursione tra storia, natura e amicizia

14 giugno 2025 – Partiti dal suggestivo borgo medievale di Sillico, abbarbicato a 700 metri sul livello del mare, ci siamo avventurati lungo il Sentiero n. 4 de “I Sentieri del Moro” in una giornata che ci ha regalato molto più di una semplice passeggiata nel verde.

Sillico, citato già in un documento del 952 come comunità soggetta alla pievania di Pieve Fosciana, domina la Valle del Serchio con una vista impareggiabile. Dalle sue stradine lastricate si apre uno sguardo che abbraccia il borgo fortificato di Castiglione di Garfagnana, la maestosa Fortezza di Mont’Alfonso e le affilate creste delle Alpi Apuane.

Il nostro cammino si è snodato tra castagneti secolari e scorci panoramici sul versante a monte, seguendo le tracce lasciate nella storia dal famigerato Moro, il bandito che infestava questi boschi ai tempi in cui Ludovico Ariosto, nel 1522, accettava a malincuore l’incarico di commissario a Castelnuovo di Garfagnana per conto del duca Alfonso I d’Este.

La nostra guida, Lodovica, che ha anche organizzato l’escursione, ci ha accompagnato passo dopo passo, raccontando aneddoti e curiosità legati al territorio, fino a condurci al piccolo e appartato Eremo di Capraia, dove la natura si fonde con la spiritualità in una quiete senza tempo. Lì, tra le tracce di una religiosità antica quanto le pietre di Sillico, abbiamo incontrato Don Fulvio. Il suo volto, in parte nascosto da una folta barba, ha presto svelato per alcuni di noi un’identità familiare: era l’ex parroco di Sant’Anna, di Marlia e poi di Careggine, accolto con grande affetto da Guido e Giovanna, che hanno riannodato i fili della memoria.

Vista l’età media della nostra comitiva, abbiamo apprezzato la presenza rassicurante di Carlo e Nadia, che con la loro energia e disponibilità sono stati un punto di riferimento per tutti. Dopo aver affrontato con prudenza alcuni tratti più impegnativi del percorso, siamo giunti di nuovo a Sillico, dove ad attenderci c’era il meritato ristoro presso la Locanda Belvedere.

La locanda ci ha subito colpiti per la sua atmosfera familiare e genuina: un luogo rustico, semplice, ma autentico. Il menù, breve e ispirato alla tradizione locale, ci ha conquistati con piatti gustosi, porzioni generose e un servizio veloce e cordiale. Anche i prezzi sono stati all’altezza dell’esperienza, confermando la cura e l’ospitalità del luogo.

A completamento della giornata, abbiamo visitato il Palazzo Carli, nel cuore del borgo. All’interno, ci siamo immersi in un affascinante viaggio nel tempo: una collezione permanente di orologi antichi (alcuni risalenti alla fine del ‘700), radio d’epoca, una cucina storica, una camera da letto affrescata e la stanza del telaio ci hanno raccontato silenziosamente la vita quotidiana di un tempo. All’ultimo piano, invece, ci siamo lasciati incuriosire dalle mostre d’arte ospitate nelle sue sale.

Passeggiando tra le vie silenziose del borgo, abbiamo raggiunto le auto e fatto ritorno a Lucca, con il cuore colmo di gratitudine, serenità e amicizia.

Un ringraziamento speciale va a Lodovica, che con passione e generosità ci ha regalato l’opportunità di vivere una giornata così intensa e bella, tra natura, storia e condivisione.